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Incontri d formazione per i ministeri laicali

Nelle sale parrocchiali della Madonna del Latte si sono tenuti i primi tre appuntamenti del programma di formazione per i Ministeri laicali sul tema “Diversità dei Ministeri, dono per la Chiesa”, organizzati dall’Ufficio liturgico diocesano.

Di seguito le tracce audio degli incontri:

S.E. Mons. Luciano Paolucci BediniMinisterialità: cammino futuro della Chiesa di Città di Castello
https://drive.google.com/file/d/17kie0sKI2qYLWbr9o9KjPqW14C7kaazp/view?usp=share_link

Don Giovanni Frausini “Cristo sacerdote e popolo sacerdotale: corpo mistico e visibile per una Chiesa missionaria
https://drive.google.com/file/d/18R-WAaBEg2tMQNYMoMf_ecOLWVJnotPv/view?usp=share_link

Don Giovanni FrausiniI laici nello sguardo profetico del dopo Concilio; dalla parrocchia alla comunità che genera
https://drive.google.com/file/d/188VLdxOTcou1YepXHJsJ3F36sMefgIdA/view?usp=share_link

 

Ciclo di conferenze “Maria, mater Gratiae”

Prenderà avvio giovedì prossimo, 16 marzo, il ciclo di conferenze “Maria, mater Gratiae”, una serie di incontri promossi dalla Parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Città di Castello e proposti al termine dell’impegnativo lavoro di restauro che, tra 2020 e 2022, ha coinvolto una parte dell’antico santuario. Il primo appuntamento, che avrà inizio alle ore 17.30, vedrà due interventi, relativi rispettivamente a “Le Storie di Maria affrescate nella cappella: fonti letterarie” (don Andrea Czortek, parroco) e “La presenza di Raffaellino dal Colle nel Santuario” (dott. Marco Droghini, storico dell’arte). L’incontro di giovedì 23 marzo 2023 presenterà parte dei risultati dei recenti restauri, con gli interventi di Silvia Rosati (storica dell’arte) e delle restauratrici Lucia Gustinelli e Laura Zamperoni. Gli incontri sono aperti a tutti gli interessati e si terranno nella cappella della Madonna delle Grazie. Altri due appuntamenti sono in programma per il mese di maggio.

Carissimi figli del Dio della Pace,

con profonda angoscia continuiamo a condividere ogni giorno immagini e parole di violenza, di guerra e di morte. Tanti mesi non sono bastati a far muovere le coscienze e intraprendere la strada della pace. Altre tragedie, alcune imprevedibili, altre evitabili, riempiono i nostri occhi, e speriamo anche i nostri cuori, di dolore e di sgomento. Davvero gli uomini conoscono solo questa lingua? Davvero siamo incapaci di pensarci fratelli e per questo solidali? Davvero crediamo che sia possibile salvarci l’anima senza sporcarci le mani? Davvero siamo capaci di indifferenza finché il male non tocca la nostra carne? Questo è il sentiero che porta alla Pasqua. Questa la vera quaresima. Non possiamo evitare la passione del mondo e di ogni persona, ma Cristo ci unisce a sé per attraversarla. Perché la morte non vinca per sempre. Perché nessuno si dimentichi degli altri. Con Lui possiamo salire a Gerusalemme, verso le nostre croci, senza temere che lì tutto finisca drammaticamente. La Sua vita donata per amore, opposta al male con l’offerta di sé, è anche per noi promessa di speranza, di rinnovamento, di nuovi inizi. Purtroppo continuiamo a vivere la tentazione di poter evitare di passare per la croce, come se potessimo attraversare indenni la sfida della storia, ma veniamo continuamente smentiti dalla realtà della vicenda umana che tutti ci coinvolge. E se Diocesi di Città di Castello la disgrazia sembra lontana da noi, o apparentemente solo di qualcun altro, non vuol dire che non è anche la nostra, che non ci riguarda, che non attende la nostra scelta. Da questo inganno diabolico, che esalta le differenze e contrappone i fratelli, ci purifichi questa santa quaresima che stiamo vivendo. Tacciano le voci del mondo e lasciamoci sfiorare dalla Parola nuova ed eterna che ci sussurra lo sguardo di Dio. Non abbiamo sempre ragione. Non sappiano sempre qual’é la verità. Non sempre vediamo limpidamente il cammino che ci attende. Gesù non si è tirato indietro per salvarci ed è stata proprio la sua compromissione nella nostra strada che ha trasformato la morte in Vita, il male in Grazia. Il Suo cammino è il nostro cammino. Camminiamo insieme… con Lui! don Luciano, vescovo

Santa messa per le vittime della guerra in Ucraina e per la pace

La chiesa di Città di Castello aderisce all’invito della Conferenza Episcopale Italiana a celebrare in ogni diocesi una santa messa per le vittime della guerra in Ucraina e per la pace. Venerdì 10 marzo alle ore 18.30 il vescovo  mons. Luciano Paolucci Bedini presiederà la celebrazione nella cripta della Cattedrale (Duomo di sotto). La presidenza della CEI ha inteso sposare l’iniziativa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) che ha ribadito la necessità di rinnovare la vicinanza alla popolazione vessata dalla guerra e per affidare al Signore il desiderio di pace. “Chiedere la conversione del cuore, affinché si costruisca una rinnovata cultura di pace, sarà il modo in cui porteremo nel mondo quei germogli della Pasqua a cui ci prepariamo”. Il tempo di Quaresima ci ricorda il valore della preghiera, del digiuno e della carità, le uniche vere armi capaci di trasformare i cuori delle persone e di renderci “fratelli tutti”. I vescovi italiani ribadiscono che il grido accorato di Papa Francesco scuote le coscienze e chiede un impegno forte a favore della pace: è tempo di trovare spazi di dialogo per porre fine a una crisi internazionale aggravata dalla minaccia nucleare. Ad unanno dall’invasione russa di uno Stato indipendente, l’Ucraina, vogliamo tornare a ripetere il nostro “no” deciso a tutte le forme di violenza e di sopraffazione, il nostro “mai più” alla guerra. In Ucraina, così come in tanti (troppi) angoli della terra risuona infatti l’assordante rumore delle armi che soffoca gli aneliti di speranza e di sviluppo, causandosofferenza, morte e distruzione e negando alle popolazioni ogni possibilità di futuro. Sentiamo come attuale l’appello lanciato sessant’anni fa da san Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris: «Al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può ricostruire nella vicendevole fiducia» (n. 39).

Cordoglio per le morti in mare in Calabria

Cordoglio e preghiera per le vittime, vicinanza ai superstiti ma anche sconcerto per l’ennesimo nubifragio avvenuto all’alba di domenica mattina sulle coste di Cutro, in Calabria. Gli immigrati morti in mare sono “come una spina nel cuore” ha detto papa Francesco durante il suo primo viaggio del Pontificato avvenuto a Lampedusa. 65 i morti finora accertati: tra loro anche bambini. Uomini, donne e bambini di cui non conosceremo forse mai i nomi, ma che si aggiungono alla lista dei tanti morti nel Mediterraneo diventato un vero e proprio cimitero. Non possiamo più vedere immagini strazianti come quelle viste dai soccorritori ieri in Calabria. Intere famiglie sono morte in quest’orrore, tutte accomunate dal desiderio di una vita migliore. Storie che chiedono un rinnovato impegno di solidarietà e di responsabilità, perché sia vinta l’indifferenza che fa dimenticare queste tragedie, perché sia finalmente superato un disimpegno per una nuova stagione umanitaria che accompagna e non abbandona persone in fuga da primavere e inverni umani. Sono nostri figli e fratelli. E difendere la loro vita è sacro. La profonda tristezza e acuto dolore che attraversano il Paese dopo questo ennesimo naufragio, come ha detto il card. Matteo Zuppi, chiedono un supplemento di umanità. Come Caritas Diocesana ci uniamo alla preghiera e all’appello di papa Francesco che ancora una volta ha fatto sentire la sua voce pregando “per ognuno di loro, per i dispersi e per gli altri migranti sopravvissuti” e ringraziando quanti hanno portato soccorso e stanno dando accoglienza.

Colletta Nazionale a favore delle persone colpite dal sisma in Turchia e Siria

La Turchia è uno dei luoghi a più alta pericolosità sismica del mondo. Il 6 febbraio 2023, alle ore 04:17 una scossa violentissima, di magnitudo 7.9, ha provocato distruzioni
gravissime e causato , insieme agli effetti simili in Siria ( peraltro in una parte del paese già fiaccata da 12 anni di guerra interna), circa 46.000 morti ed un numero enorme di sfollati (
400.000 in Turchia, 172000 solo nella zona di Lattakia in Siria). Caritas Italiana, insieme a Caritas Internationalis, si sono attivate fin da subito, in cooperazione con gli enti statali di emergenza e vari attori di soccorso, fornendo pasti caldi, pacchi alimentari, acqua, articoli per l’inverno. L a rete Caritas, in Turchia ha potuto identificare dei bisogni di base ed ha progettato di
sostenere circa 5000 persone per i prossimi due mesi con interventi per fornire un’accoglienza temporanea, generi alimentari e pasti caldi, prodotti igienici di base e
distribuzione di vestiario. Caritas in Siria ha identificato bisogni da sostenere quali cure (medicinali, materiale  sanitario), alloggi di emergenza, cibo, acqua potabile, kit igienici.
La presidenza della CEI, dopo un primo stanziamento da impiegare tramite Caritas Italiana in favore delle popolazioni di Turchia e Siria, ha deciso di istituire una colletta
nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane, domenica 26 marzo 2023 (V di Quaresima). Sarà un’occasione importante per esprimere nella preghiera unitaria la nostra vicinanzae popolazioni colpite. Le offerte raccolte nella nostra Diocesi verranno inviate a Caritas Italiana entro il 30 aprile 2023.
Sarà possibile effettuare bb sul cc di Caritas Diocesana al seguente IBAN
IT 03 P 03069 21610 00000 0086186
con la causale: terremoto Turchia/Siria 2023
Per informazioni: tel 0758553911 – wh 3792149166

ll Sovvenire nel Cammino Sinodale. CONVEGNO NAZIONALE ROMA  TH – CARPEGNA PALACE HOTEL 15-18 FEBBRAIO 2023

Si è svolto a Roma dal 15 al 18 febbraio il convegno nazionale del Sovvenire dal titolo “Avevano ogni cosa in comune” (At 2,44). Hanno partecipato gli incaricati diocesani del “sovvenire” di quasi tutte le diocesi italiane, insieme ai referenti regionali e ai 16 Vescovi delegati. Sono quella squadra di persone, per lo più volontari, che sul territorio hanno il compito di sensibilizzare le comunità locali, da quella diocesana a tutte quelle parrocchiali, sull’importanza della firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica e sulle Offerte deducibili per il sostentamento dei sacerdoti. Il convegno si è tenuto presso il Carpegna Palace Hotel in via Aurelia a Roma. Dopo gli arrivi il giorno 16 febbraio tutti noi delegati e Vescovi circa 300 persone, ci siamo trasferiti presso la Basilica di San Pietro per la celebrazione Eucaristica presieduta dal Card. Matteo Maria Zuppi presidente della Cei, e subito dopo ci siamo trasferiti nella sala Clementina per un’udienza privata con il Santo Padre Papa Francesco. Il Papa ringraziandoci ci ha esortato a continuare con passione nel nostro servizio mettendo al centro tre parole fondamentali: Corresponsabilità, partecipazione e comunione; i tre pilastri che richiamano le parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione. Dice il Papa “Non è un caso. In più, nel tema sinodale, c’è il termine “missione”, a ricordarci che tutto nella Chiesa è per la missione; anche il vostro servizio, anche il Sovvenire, è per sostenere comunità missionarie. E questo, devo dire, si vede nelle vostre campagne: fate trasparire la realtà di una Chiesa “estroversa”, che cerca di assomigliare al modello evangelico del buon samaritano”.1 I giorni successivi del 16 pomeriggio, 17 e 18 sono stati di lavoro e di incontri sulle tematiche relative al nostro servizio. Sono intervenuti in apertura dei lavori l’arcivescovo di Otranto Mons. Donato Negro presidente del comitato per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica, il vescovo di Cagliari Mons. Giuseppe Baturi segretario della Cei. Il calo delle offerte deducibili, l’ammontare dei fondi 8xmille in diminuzione dovuto anche al calo delle imposte per la recessione in atto, sono stati motivo di confronto e di stimolo per un maggiore impegno. Sono seguiti interventi di esperti, tavole rotonde e dibattiti. Il direttore Monzio Compagnoni con tutto lo staff, si stanno adoperando molto per metterci a disposizione mezzi e strumenti utili per la nostra attività di promozione. È stato realizzato un portale “Unitiinrete” alla quale possono accedere gli incaricati, i parroci e i vescovi, con il quale si ha la possibilità di visualizzare tutti i dati necessari: parrocchie, ammontare offerte deducibili e ammontare 8xmille a livello nazionale e territoriale, così da permettere di avere sempre a disposizione informazioni utili per la diffusione e la promozione sul territorio. Sono stati interessanti anche i workshop, momenti formativi per gli incaricati, utili per superare alcune difficoltà organizzative, comunicative, relazionali, organizzati da Creativ, società di formazione che collabora con la Cei. Sono stati forniti i dati dei progetti realizzati a livello locale “unafirmaXunire” e “Unitipossiamo”, ai quali la diocesi di Città di Castello ha partecipato con la collaborazione di una decina di parrocchie. Durante le giornate non è mancata la preghiera con la celebrazione della Santa Messa nella cappella Immacolata Concezione presente dentro l’Hotel con le riprese in diretta di Tv 2000. Corresponsabilità, partecipazione e comunione, le tre parole da mettere in pratica e vivere, per tutti gli attori della nostra comunità, Vescovo, incaricati, sacerdoti, diaconi e laici. Non possiamo aspettarci che qualcun’ altro lo faccia al nostro posto, è un dovere provvedere al sostentamento economico dalla Chiesa e alla sua promozione così come succede da più di 2000 anni, perché nulla manchi ai tanti sacerdoti che svolgono il loro servizio, all’attività pastorale, all’edilizia di culto e ai tanti poveri ed indigenti, perché attraverso le attività caritative possano trovare nella nostra Chiesa ancora aiuto e sostegno.2 Don Giuseppe Floridi Incaricato diocesano per il Sovvenire

MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA QUARESIMA – Ascesi quaresimale, itinerario sinodale

Cari fratelli e sorelle,
I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono concordi nel raccontare l’episodio della Trasfigurazione di Gesù. In questo avvenimento vediamo la risposta del Signore all’incomprensione che i
suoi discepoli avevano manifestato nei suoi confronti. Poco prima, infatti, c’era stato un vero e proprio scontro tra il Maestro e Simon Pietro, il quale, dopo aver professato la sua
fede in Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, aveva respinto il suo annuncio della passione e della croce. Gesù lo aveva rimproverato con forza: «Va’ dietro a me, satana! Tu mi sei di
scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16,23). Ed ecco che «sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1). Il Vangelo della Trasfigurazione viene proclamato ogni anno nella seconda Domenica di Quaresima. In effetti, in questo tempo liturgico il Signore ci prende con sé e ci conduce in disparte. Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi. L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Proprio come ciò di cui aveva bisogno Pietro e gli altri discepoli. Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono importanti anche per il cammino sinodale che, come Chiesa, ci siamo impegnati a realizzare. Ci farà bene riflettere su questa relazione che esiste tra
l’ascesi quaresimale e l’esperienza sinodale. Nel “ritiro” sul monte Tabor, Gesù porta con sé tre discepoli, scelti per essere testimoni di un avvenimento unico. Vuole che quella esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa, come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede. Gesù lo si segue insieme. E insieme, come Chiesa pellegrina nel tempo, si vive l’anno liturgico e, in esso, la Quaresima, camminando con coloro che il Signore ci ha posto accanto come compagni di viaggio. Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor, possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è “sinodale”, perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dll’unico Maestro. Sappiamo, anzi, che Lui stesso è la Via, e dunque, sia nell’itinerario liturgico sia in quello del Sinodo, la Chiesa altro non fa che entrare sempre più profondamente e pienamente nel mistero di Cristo Salvatore. E arriviamo al momento culminante. Narra il Vangelo che Gesù «fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2). Ecco la “cima”, la meta del cammino. Al termine della salita, mentre stanno sull’alto monte con Gesù, ai tre discepoli è data la grazia di vederlo nella sua gloria, splendente di luce soprannaturale, che non veniva da fuori, ma si irradiava da Lui stesso. La divina bellezza di questa visione fu incomparabilmente superiore a qualsiasi fatica che i discepoli potessero aver fatto nel salire sul Tabor. Come in ogni impegnativa
escursione in montagna: salendo bisogna tenere lo sguardo ben fisso al sentiero; ma il panorama che si spalanca alla fine sorprende e ripaga per la sua meraviglia. Anche il processo sinodale appare spesso arduo e a volte ci potremmo scoraggiare. Ma quello che ci attende al termine è senz’altro qualcosa di meraviglioso e sorprendente, che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio e la nostra missione al servizio del suo Regno. L’esperienza dei discepoli sul Monte Tabor si arricchisce ulteriormente quando, accanto a Gesù trasfigurato, appaiono Mosè ed Elia, che impersonano rispettivamente la Legge e i Profeti (cfr Mt 17,3). La novità del Cristo è compimento dell’antica Alleanza e delle promesse; è inseparabile dalla storia di
Dio con il suo popolo e ne rivela il senso profondo. Analogamente, il percorso sinodale è radicato nella tradizione della Chiesa e al tempo stesso aperto verso la novità. La tradizione è fonte di ispirazione per cercare strade nuove, evitando le opposte tentazioni dell’immobilismo e della sperimentazione improvvisata.
Il cammino ascetico quaresimale e, similmente, quello sinodale, hanno entrambi come meta una trasfigurazione, personale ed ecclesiale. Una trasformazione che, in ambedue i casi, trova il suo
modello in quella di Gesù e si opera per la grazia del suo mistero pasquale. Affinché tale trasfigurazione si possa realizzare in noi quest’anno, vorrei proporre due “sentieri” da seguire per salire insieme a Gesù e giungere con Lui alla meta. Il primo fa riferimento all’imperativo che Dio Padre rivolge ai discepoli sul Tabor, mentre contemplano Gesù trasfigurato. La voce dalla nube dice: «Ascoltatelo» (Mt 17,5). Dunque la prima indicazione è molto chiara: ascoltare Gesù. La Quaresima è tempo di grazia nella misura in cui ci mettiamo in ascolto di Lui che ci parla. E come ci parla? Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella Liturgia: non lasciamola cadere nel vuoto; se non possiamo partecipare sempre alla Messa, leggiamo le Letture bibliche giorno per giorno, anche con l’aiuto di internet. Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto. Ma vorrei aggiungere anche un altro aspetto, molto importante nel processo sinodale: l’ascolto di Cristo passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa, quell’ascolto reciproco che in alcune fasi è l’obiettivo principale ma che comunque rimane sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale.
All’udire la voce del Padre, «i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo» (Mt 17,6-8). Ecco la seconda indicazione per questa Quaresima: non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari, di esperienze suggestive, per paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni. La luce che Gesù mostra ai discepoli è un anticipo della gloria pasquale, e verso quella bisogna andare, seguendo “Lui solo”. La Quaresima è orientata alla Pasqua: il “ritiro” non è fine a sé stesso, ma ci prepara a vivere con fede, speranza e amore la passione e la croce, per giungere alla risurrezione. Anche il percorso sinodale non deve illuderci di essere arrivati quando Dio ci dona la grazia di alcune esperienze forti di comunione.
Anche lì il Signore ci ripete: «Alzatevi e non temete». Scendiamo nella pianura, e la grazia sperimentata ci sostenga nell’essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità. Cari fratelli e sorelle, lo Spirito Santo ci animi in questa Quaresima nell’ascesa con Gesù, per fare esperienza del suo splendore divino e così, rafforzati nella fede, proseguire insieme il cammino con Lui, gloria del suo popolo e luce delle genti. Roma, San Giovanni in Laterano, 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo
Francesco