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Corso di iconografia

Torna a Montone il corso di iconografia delle Suore Clarisse Sono aperte le iscrizioni al nuovo corso di iconografia che verrà realizzato in primavera nel Monastero delle Clarisse di Montone. Sei gli incontri, proposti dalla Sorelle Clarisse, per scoprire e imparare antiche tecniche applicate all’immagine dell’icona. Si tratta di un corso teorico e pratico della pittura dell’icona secondo la tecnica tradizionale della tempera all’uovo, che sarà tenuto dall’iconografa Laura Rossi nelle domeniche dei mesi di marzo, aprile e maggio. “In questa occasione – spiega Laura Rossi – andremo a realizzare l’icona dell’Arcangelo Michele di Andrej Rublev. Si partirà dalla spiegazione del soggetto scelto, con l’aggiunta di alcune note di disegno per poi lavorare sulla tavola gessata iniziando con l’applicazione della foglia oro. Si proseguirà con la pittura in diversi strati utilizzando la tempera all’uovo e i pigmenti colorati in polvere. Tutti i materiali sono compresi nel costo del corso e ogni partecipante, al termine del percorso, porterà a casa la propria icona benedetta”. Le iscrizioni sono aperte fino al 28 febbraio ed è prevista la partecipazione di 12 persone. Il corso si svolgerà nelle domeniche 12 e 26 marzo, 16 e 30 aprile e 14 e 21 maggio. Ogni incontro prevede dalle ore 9 alle ore 11 la spiegazione e la scrittura, poi la santa messa e il pranzo al sacco e dalle ore 14 alle ore 18 la scrittura dell’icona per terminare con la preghiera conclusiva. Per iscrizioni e maggiori informazioni è possibile contattare Suor Gloria del Monastero Clarisse al numero di telefono 075 9306140 o tramite email monastero.santagnese@gmail.com e Laura Rossi ai numeri 338 6106305-075 9414419, email laura290668@gmail.com.

Caritas diocesana di Città di Castello: è uscito il bando per partecipare al Servizio Civile

È uscito il bando per partecipare al Servizio Civile per l’anno 2023/24.

Caritas diocesana di Città di Castello seleziona 11 operatori e operatrici volontari/e per i seguenti progetti:

2 posti alla Mensa Diocesana;

2 posti all’Emporio della Solidarietà San Giorgio;

1 posto nel Centro di Ascolto;

2 posti all’Oratorio San Giovanni Bosco;

2 posti all’Oratorio S. Maria e S. Giuliano di Riosecco;

2 posti all’Oratorio Ore D’oro di Trestina.

Cos’è il servizio civile?

Il Servizio Civile Universale è un’occasione di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani dai 18 ai 29 anni non compiuti.

È un’esperienza di protagonismo giovanile e cittadinanza attiva!

In breve:

dura 12 mesi;

25 ore alla settimana;

rimborso spese di 444,30 euro al mese;

Scadenza iscrizioni 10 Febbraio 2023 ore 14:00

Per tutte le informazioni puoi chiamarci o scriversi su whatsapp:

3792149166

0758553911

La domanda deve essere presentata solo online tramite SPID

Un nuovo altare per la Madonna delle Grazie

Da alcune settimane si sono conclusi i lavori di consolidamento, restauro e adeguamento liturgico della cappella della Madonna delle Grazie, cuore dell’omonimo santuario, a Città di Castello.
I lavori hanno preso avvio nell’estate del 2020 e sono stati sostenuti da un contributo derivante dai fondi dell’8×1000 destinato alla Chiesa Cattolica, dalla Diocesi di Città di Castello, dalla Parrocchia di Santa Maria delle Grazie e da una sottoscrizione popolare alla quale hanno aderito 171 soggetti tra privati, associazioni e istituti religiosi. 
Il progetto ha permesso il pieno recupero artistico e l’adeguamento funzionale di uno dei luoghi maggiormente legato alla storia religiosa e culturale della città, grazie al restauro del ciclo di affreschi di Bernardino Gagliardi (1643/1644), delle decorazioni di Elia Volpi (1934/1935) e dei fratelli Alvaro e Nemo Sarteanesi (1977/1978) e del portale seicentesco che si affaccia su Piazza Servi di Maria. Altri lavori hanno riguardatogli impianti elettrico e di riscaldamento, la bonifica del sottopavimento, la sicurezza strutturale. I risultati di questa impegnativa operazione, che ha coinvolto in massima parte aziende e professionisti del territorio, saranno presentati sabato 4 febbraio, alle ore 17, dal parroco, don Andrea Czortek, dall’economo diocesano, avv. Aldo Benedetti,
e dall’arch. Francesco Rosi; porteranno il proprio saluto il vescovo diocesano, mons.
Luciano Paolucci Bedini, e il sindaco di Città di Castello, dott. Luca Secondi.
Domenica 5 febbraio, giorno nel quale ricorrono i 717 anni dalla posa della prima
pietra per la costruzione della chiesa, mons. Paolucci Bedini presiederà la solenne concelebrazione nel corso della quale sarà dedicato il nuovo altare della cappella laterale nella quale si conserva la venerata immagine della Madonna delle Grazie, patrona di Città di Castello e della diocesi. Sarà presente anche mons. Domenico Cancian, vescovo emerito di Città di Castello, che negli anni del suo episcopato ha fortemente sostenuto e incoraggiato l’esecuzione dei lavori.
Per preparare la comunità a vivere questo importante momento e a comprenderne il significato, venerdì 3 febbraio, alle ore 21, si terrà un incontro con don Luciano Avenati, liturgista.
Infine, domenica 12 febbraio, alle ore 17, la Corale “Marietta Alboni”, diretta dal m.° Marcello Marini, proporrà un concerto di musiche mariane. Tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto sono invitati a partecipare, insieme a tutti gli interessati, ai vari momenti in programma. Sabato 4 alle ore 16:30, il direttore dei lavori ed il parroco saranno disponibili per incontrare la stampa.

La 45a Giornata Nazionale per la vita

Il diffondersi di una “cultura di morte” In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte. Certamente a ogni persona e situazione sono dovuti rispetto e pietà, con quello sguardo carico di empatia e misericordia che scaturisce dal Vangelo. Siamo infatti consapevoli che certe decisioni maturano in condizioni di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi all’ignoto… È il mistero del male che tutti sgomenta, credenti e non. Ciò, tuttavia, non elimina la preoccupazione che nasce dal constatare come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali. Tanto più che dietro tale “soluzione” è possibile riconoscere importanti inte-ressi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto. Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limi-terà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto. Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel “suicidio assistito”. Quando la relazione con il partner diventa difficile, perché non risponde alle mie aspettative… a volte l’esito è una violenza che arriva a uccidere chi si amava – o si credeva di amare –, sfogandosi persino sui piccoli e all’interno delle mura domestiche. Quando il male di vivere si fa insostenibile e nessuno sembra bucare il muro della solitudine… si finisce non di rado col decidere di togliersi la vita. Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi eco-nomici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta. Quando si acuiscono le ragioni di conflitto tra i popoli… i potenti e i mercanti di morte ripropongono sem-pre più spesso la “soluzione” della guerra, scegliendo e propagandando il linguaggio devastante delle armi, funzionale soprattutto ai loro interessi. Così, poco a poco, la “cultura di morte” si diffonde e ci contagia. Per una “cultura di vita” Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a con-dividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soq-quadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno; in tutti costoro ricono-sciamo infatti l’azione misteriosa e vivificante dello Spirito, che rende le creature “portatrici di salvezza”. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra ricono-scenza e il nostro incoraggiamento.
Ma poi, dare la morte funziona davvero? D’altra parte, è doveroso chiedersi se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace. Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero po-tuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5. È questa la consapevolezza alla base di un disagio culturale e sociale che cresce in molti Paesi e che, al di là di indebite polarizzazioni ideologiche, alimenta un dibattito profondo volto al rinnovamento delle normative e al riconoscimento della preziosità di ogni vita, anche quando ancora celata agli occhi: l’esistenza di ciascuno resta unica e inestimabile in ogni sua fase. Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accom-pagna a morire? Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita? Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?” Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza? Siamo sicuri che la guerra, in Ucraina come nei Paesi dei tanti “conflitti dimenticati”, sia davvero capace di superare i motivi da cui nasce? «Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione» (Francesco, Omelia al sacrario di Redipuglia, 13 settembre 2014). La “cultura di morte”: una questione seria Dare la morte come soluzione pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vi-ta e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nel-la fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine. Desta inoltre preoccupazione il constatare come ai grandi progressi della scienza e della tecni-ca, che mettono in condizione di manipolare ed estinguere la vita in modo sempre più rapido e massivo, non corrisponda un’adeguata riflessione sul mistero del nascere e del morire, di cui non siamo evidentemen-te padroni. Il turbamento di molti dinanzi alla situazione in cui tante persone e famiglie hanno vissuto la malattia e la morte in tempo di Covid ha mostrato come un approccio meramente funzionale a tali dimen-sioni dell’esistenza risulti del tutto insufficiente. Forse è perché abbiamo perduto la capacità di comprendere e fronteggiare il limite e il dolore che abitano l’esistenza, che crediamo di porvi rimedio attraverso la morte? Rinnovare l’impegno La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al “Vangelo della vita”, l’impegno a smascherare la “cultura di morte”, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse. Rinvigorisca una carità che sappia farsi preghiera e azione: anelito e an-nuncio della pienezza di vita che Dio desidera per i suoi figli; stile di vita coniugale, familiare, ecclesiale e sociale, capace di seminare bene, gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte.

Roma, 21 settembre 2022 IL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2023

Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)

Ogni anno il tema viene annunciato dal pontefice il 29 settembre, festa dell’Arcangelo Gabriele, mentre il 24 gennaio nelle Diocesi con i giornalisti cattolici riuniti attorno al proprio vescovo per celebrare il loro patrono San Francesco di Sales, si fa un approfondimento del messaggio del Papa. La giornata si celebrerà nel mese di maggio. Il Messaggio per la Giornata sarà diffuso, come tradizione, il 24 gennaio, memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei comunicatori. Il tema si collega idealmente a quello del 2022, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, e vuole inserirsi in particolare nel cammino che condurrà tutta la Chiesa alla celebrazione del Sinodo di ottobre 2023. Parlare con il cuore significa “rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr 1Pt 3,14-17) e farlo con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro. In un tempo contraddistinto – anche nella vita ecclesiale – da polarizzazioni e dibattiti esasperati che esacerbano gli animi, siamo invitati ad andare controcorrente. Non dobbiamo temere di affermare la verità, a volte scomoda, che trova il suo fondamento nel Vangelo ma non dobbiamo disgiungere questo annuncio da uno stile di misericordia, di sincera partecipazione alle gioie e alle sofferenze dell’uomo del nostro tempo, come ci insegna in modo sublime la pagina evangelica che narra il dialogo tra il misterioso Viandante e i discepoli di Emmaus. Oggi, nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo, è quanto mai necessario l’affermarsi di una comunicazione non ostile. Una comunicazione aperta al dialogo con l’altro, che favorisca un “disarmo integrale”, che si adoperi a smontare “la psicosi bellica” che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII, 60 anni fa nella Pacem in Terris. È uno sforzo che è richiesto a tutti, ma in particolare agli operatori della comunicazione chiamati a svolgere la propria professione come una missione per costruire un futuro più giusto, più fraterno, più umano.

 

Martedì 24 gennaio 2023 il vescovo di Città di Castello è lieto di invitare tutti i giornalisti e gli operatori delle comunicazioni sociali per festeggiare il patrono San Francesco di Sales. Alle ore 16 nella cappella del vescovado di Città di Castello, in piazza Gabriotti, sarà celebrata la Santa Messa durante la quale saranno ricordati i colleghi scomparsi Seguirà un incontro fraterno.

Sant’Antonio Abate, fede e tradizione popolare

Le nostre parrocchie si preparano a celebrare la memoria di Sant’Antonio Abate eremita e protettore degli animali domestici.  I contadini usavano un tempo recarsi in chiesa con i propri  animali, il parroco li benediva e con essi anche dei piccoli panini che venivano poi distribuiti alle famiglie.
La tradizione si rinnova:

Chiesa di Santa Maria in Pietralunga
Martedì 17 gennaio alle 8.30
La chiesa rimane aperta tutta la giornata, possibilità di ritirare i panini.
ore 17.00
Santa messa con la benedizione dei mangimi
ore 17.30
Benedizione degli animali  nella piazza Fiorucci
I panini saranno già confezionati nei sacchetti chiusi (da 4 panini)
con la possibilità di prenderne secondo il bisogno.

Chiesa di Santa Maria e San GIuliano in Riosecco
Benedizione degli animali
Martedì 17 gennaio alle 17.30

Chiesa del Sacro Cuore in Pistrino
Benedizione degli animali
Martedì 17 gennaio alle ore 14.30

Chiesa di San Tommaso in Lama
Benedizione degli animali
Domenica 22 gennaio ore  11.45

Chiesa di Sant’Ansano in Piosina
Benedizione degli animali
Domenica 22 gennaio ore 17.00

Chiesa di San Biagio in Cerbara
Benedizione degli animali
Domenica 22 gennaio dopo la messa della 10.00

Chiesa di San Giustino
Benedizione degli animali
Domenica 22 gennaio dopo la messa della 11.00

Chiesa di San Michele Arcangelo in Marcignano
Benedizione degli animali
Domenica 22 gennaio dopo la messa della 12.00

Chiesa di San Pietro a Monte
Benedizione degli animali
Domenica 22 gennaio dopo la messa della 9.30

Chiesa di Santa Maria in Badiali
Benedizione dei panini di Sant’Antonio, degli animali dei cibi per animali
Domenica 22 gennaio ore 11.00
Sabato 21 dopo la messa della 17.00
Domenica 22 gennaio dopo la messa della 11.00

Carissimi sorelle e fratelli,

un nuovo anno iniziamo, ancora immersi nel mistero del Natale di Gesù, che ci fa ricordare la presenza in mezzo a noi di Dio e della sua benedizione sulle nostre vite e sulla nostra storia. Il tempo liturgico del Natale ci guida a sentirci parte di una predilezione esclusiva da parte del Signore e chiamati ad essere coinvolti nel suo progetto di salvezza per tutta l’umanità. Siamo noi gli uomini amati dal Signore sulla terra, come cantano gli angeli sopra la mangiatoia di Betlemme, per i quali la gloria di Dio rifulge ed illumina le tenebre della storia e la sua Pace è donata. Dunque la pace è frutto di un dono di Dio, che possiamo prima di tutto accogliere e poi condividere tra noi nella fraternità con tutti. Inutile invocare la pace sulle grandi questioni sociali se il nostro cuore prima non l’accoglie dalle mani di Dio e la nostra vita non la lascia penetrare in ogni pagina del nostro cammino. Molti cuori però sono armati e inclini alla divisione e alla contrapposizione, a causa dell’egoismo e della presunzione di superiorità sugli altri. Tante altre volte invece lo sono perché feriti e offesi, spaventati o ingiustamente oppressi. Questi cuori, i nostri, e quelli di tanti fratelli e sorelle, attendono la cura della tenerezza, dell’ascolto e dell’attenzione, della vicinanza e della liberazione da ciò che li incatena. L’unguento che può lenire tali ferite è solo l’amore di Dio, che ciascuno di noi può rappresentare per gli altri nei propri gesti e nelle proprie scelte quotidiane. L’antidoto contro il veleno della violenza che inquina i cuori è quella Parola viva ed efficace che ci è consegnata nel Vangelo di Gesù. Di saziarci di questa Parola abbiamo un Diocesi di Citta’ di Castello Foglio di collegamento 2 drammatico bisogno, perché purifichi e rinnovi i nostri pensieri e dia luce a calore alla nostre parole. A poco servirebbe, anche nei nostri ambienti ecclesiali, continuare ad offrire iniziative di fede e di carità, se prima non si verificasse la bontà delle relazioni tra noi e con gli altri. Solo in questo modo tutti possiamo essere operatori e artigiani della pace, e lo sa Dio quanto bisogno c’è di uomini e donne di pace. Come il Signore con l’incarnazione è entrato nella storia dell’uomo per portare il suo amore salvifico, così la Chiesa in ogni tempo è chiamata ad entrare nella vicenda di ogni sorella e fratello per portare la consolazione della vicinanza di Dio Padre che tutti ama. Quanto fa bene a ciascuno di noi, e alla comunità intera, l’incontrare persone serene, ricche di una gioia vera, aperte alla comunione, capaci di accoglienza, piene di pazienza, misericordiose e semplici. Dal Signore invochiamo questa grazia per le nostre comunità diocesane sorelle, augurandoci che questo sia anche il primo frutto del Cammino sinodale che stiamo vivendo. La Vergine Madre ci insegni a custodire e meditare tutte queste cose nel nostro cuore! Vi benedico, beneditemi… don Luciano, vescovo

… IL NOSTRO CAMMINO

L’anno nuovo inizia con la solenne memoria della maternità divina della Vergine Maria che ci insegna ad accogliere la benedizione del Signore per i giorni che verranno e ci introduce da protagonisti nel suo progetto di salvezza. In questo contesto si celebra ogni anno la Giornata mondiale per la Pace. Il Santo Padre Francesco nel suo importante messaggio, che invito tutti a leggere e approfondire, ci consiglia di prenderci un tempo di riflessione per decidere come vogliamo uscire dal dramma della pandemia che abbiamo vissuto e che non può lasciarci come prima.

La festa dell’Epifania, il 6 gennaio, apre a noi credenti lo sguardo sul mistero grande della volontà di salvezza di Dio per tutti i popoli. La Chiesa ancora oggi vive nel tempo e nella storia, attraversando e fecondando, con il messaggio della fede e la testimonianza dei suoi figli, le culture e le latitudini della terra. Per questo nello stesso giorno si celebra anche la Giornata dell’infanzia missionaria dedicata alla sensibilizzazione dei ragazzi per l’annuncio del Vangelo ad ogni uomo.

La festa del Battesimo del Signore conclude il tempo liturgico del Natale, aprendo per le nostre comunità il cammino verso la Pasqua. Gesù condivide la sorte dei peccatori per mostrare il desiderio del Padre di non perdere nessuno dei suoi figli e di poterli liberare dal potere del male e dalla schiavitù del peccato. Ricordando a ciascuno di noi che nel Battesimo siamo divenuti suoi discepoli ed Egli è il Maestro che ci guida alla gioia vera, al quale siamo chiamati a restare fedeli nella Chiesa.

Il 17 gennaio si celebra la 34.ma Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Iniziativa nata con lo scopo di sensibilizzare i cristiani verso il rispetto, il dialogo e la conoscenza della tradizione ebraica. Interessanti iniziative saranno celebrate nelle diocesi vicine di Perugia ed Assisi.

Dal 18 al 25 gennaio 2023 si tiene la consueta Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il tema scelto, e il sussidio preparato da un gruppo locale degli Stati Uniti d’America si riferisce ad un versetto biblico tratto dal Libro di Isaia “Imparate a fare il bene; cercate la giustizia (Is1,17)”. A livello diocesano, mercoledì 25 gennaio, nella conclusione della Settimana, dopo la Messa nella festa della “Conversione di S. Paolo” celebrata dal Vescovo Luciano in Duomo alle ore 10.00 avrà luogo un momento di preghiera ecumenica insieme a Padre Bogdan e alcuni membri della comunità ortodossa rumena dell’Alta Valle del Tevere.

L’incontro mensile del Clero si terrà mercoledì 18 gennaio per continuare il cammino di conoscenza e di confronto sulla vita della nostra comunità diocesana.

Domenica 22 gennaio la Chiesa celebrerà la Domenica della Parola, per aiutare i fedeli a conoscere meglio e ad approfondire il testo della Sacra Scrittura che è il fondamento della nostra fede. C’è tanto bisogno che questa Parola diventi pane quotidiano per i credenti e che gli stessi siano educati a nutrirsene insieme. Quest’anno il tema è “Vi annunciamo ciò che abbiamo veduto” (1 Gv 1,3) e si possono pensare iniziative di preghiera e di riflessione anche grazie al sussidio preparato per l’occasione facilmente scaricabile da internet.

Con il mese di dicembre 2022 è stato ripensato l’ufficio amministrativo della diocesi e sono state fatte le nomine dei vari settori. Ringrazio per la disponibilità e la positiva collaborazione l’avvocato Aldo Benedetti che 4 ho nominato economo diocesano; la signora Cristina Belli, vice economa; la signora Federica Tarducci, nuova incaricata per i Beni culturali e la signora Patrizia Mariottini Sarti, nuova incaricata per l’Edilizia di culto. Auguro a tutti un buon lavoro a servizio della diocesi e per il bene della comunità ecclesiale tifernate.

Nel mese di gennaio seguiranno le nomine del nuovo Vicario generale, del Consiglio presbiterale e del nuovo  Collegio dei consultori, mentre il Consiglio diocesano per gli affari economici è confermato e sarà integrato con alcuni nuovi membri.

Caritas diocesana, un anno da raccontare

Caritas Diocesana è impegnata in modo molto importante e sostanziale al contrasto della povertà, dell’emarginazione, al sostegno delle nuove fragilità. Il contesto storico sociale è particolarmente complicato legato alla concatenazione di eventi drammatici come la pandemia e la guerra in ucraina che hanno generato instabilità economica, aumento del costo delle materie prime, riflessi negativi sull’occupazione, sulla gestione del bilancio familiare. In Italia risultano, nel 2021, 5.571.000 persone in povertà assoluta ( 9,4% della popolazione residente) , quasi un milione di persone in più rispetto all’anno precedente; in Umbria , nel 2021, le Caritas regionali hanno effettuato 77.140 interventi ( numero sottostimato). La nostra Diocesi non è risultata indenne da tali fenomeni e Caritas ha dovuto affrontare una maggiore richiesta di aiuto; nel corso del 2022, attraverso i fondi CEI 8xmille abbiamo sostenuto con un budget di 32.000,00 euro le famiglie che per una serie di ragioni, non sono state nella possibilità di far fronte alle spese correlate ad utenze ed affitti. All’Emporio della Solidarietà S. Giorgio nel 2022 ci sono stati 5.500 accessi, per un totale di 1327 persone: sono stati distribuiti beni di prima necessità -tra acquisti, donazioni e cessioni gratuite – per un totale stimato 120.000,00 euro. La Mensa Diocesana, aperta in presenza 6 giorni su 7 (nelle giornate festive è previsto l’asporto) prepara quotidianamente i pasti per 25 persone in sede e 37 da asporto: nel corso del 2022 sono stati distribuiti beni alimentari per un totale di circa 90.000,00 euro. Molte informazioni giungono alla nostra sede attraverso la rete dei centri di ascolto, passaggio fondamentale che mette in luce la vulnerabilità delle nostre comunità, ma anche l’importanza di fare rete. Ci arrivano giornalmente richieste per famiglie che si trovano nell’impossibilità di far fronte alle spese ordinarie, e segnalazioni della presenza sul territorio di un numero crescente di soggetti privi di alloggio, per i quali, operiamo dei brevi soggiorni in alberghi disponibili ad accoglierli; numerosi anche i casi di persone che hanno difficoltà ad entrare o rientrare nel mondo del lavoro, per i quali cerchiamo di attivare dei tirocini formativi finalizzati all’assunzione nelle aziende della zona. Inoltre, per far fronte all’emergenza causata dal conflitto in ucraina, Caritas si è impegnata ad assistere le famiglie che si sono rifugiate nella nostra zona, sia attraverso l’accesso alle misure di accoglienza in Convenzione con la Prefettura di Perugia, sia attraverso la partecipazione a progetti di Caritas Italiana e tramite donazioni private: al momento assistiamo in maniera continuativa 15 nuclei familiari, per un totale di più di 50 persone, la maggior parte donne, bambini ed over 65. Anche in questo caso, dobbiamo ringraziare per la disponibilità dei cittadini della Diocesi e dei parroci che hanno messo a disposizione case ed appartamenti, e che ci hanno consentito di offrire alloggi idonei a queste famiglie rifugiate. Tutte queste attività vedono l’impegno di numerosi volontari, che donano in maniera spontanea e generosa il loro tempo e le loro professionalità: l’impegno e le dedizione di quanti operano nei servizi Caritas rappresenta un segno importante della vicinanza della Chiesa alle persone in difficoltà, che sempre più spesso sono amici che hanno perso il posto di lavoro, famiglie che entrano in crisi e si ritrovano a dover gestire situazioni critiche, o semplicemente persone che cercano un conforto per le difficoltà della vita. Continueremo a svolgere il nostro servizio, anche grazie al vostro aiuto a favore del prossimo e per la Chiesa. Ringraziamo tutti i collaboratori e benefattori che con le loro firme a favore della Chiesa Cattolica o con i loro contributi personali, ci sostengono e soprattutto perché esprimono l’amore per l’altro, come riflesso di Gesù presente in ognuno di noi. Buon anno a tutti!

Equipe Caritas Diocesana

XXXIV Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei

Uno sguardo nuovo (Is 40,1-11)

Nella Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei desideriamo confermare l’importanza di questo rapporto per le nostre comunità cristiane. Infatti, come afferma Papa Francesco in Evangelii Gaudium, «la Chiesa, che condivide con l’Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell’Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana
(cfr Rm 11,16-18)» (EG, n. 247). Anche il documento “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11,29) – Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni
cattolico-ebraiche, pubblicato dalla Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo (CRRE) il 10 dicembre 2015, sottolinea che «il dialogo con l’ebraismo è qualcosa di assolutamente speciale per i cristiani, poiché il cristianesimo ha radici ebraiche che determinano l’unicità delle relazioni tra le due tradizioni» (n. 14).

Dio ci supera

La stagione che stiamo vivendo, segnata dall’auspicata uscita dalla pandemia che per lungo tempo ha fiaccato la vita del Paese, comprese le comunità di fede, ci spinge a interrogarci a fondo sulla nostra presenza nella società come uomini e donne credenti nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il passo del profeta Isaia, scelto quest’anno come nucleo ispiratore per la Giornata del 17 gennaio (Is 40,1-11), è un annuncio di consolazione per il popolo, chiamato a stare saldo nella fiducia che il suo Signore non lo abbandonerà: “Nahamù nahamù ‘ammì”, “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,1). Possiamo avere fiducia nel futuro perché la Parola di Dio ci garantisce che egli è fedele. Fondati in lui, troviamo la forza per dar credito alla vita ed essere fiduciosi, perché ci sentiamo preceduti e “superati” dalla sua azione. Dio, infatti, opera oltre le nostre stesse attese.

Nonostante le nostre fragilità

Il testo di Isaia non tace il rischio della rassegnazione e della perplessità. Di fronte all’annuncio dell’iniziativa inattesa di Dio e all’invito a gridare, risuona l’interrogativo: «Che cosa dovrò gridare?» (Is 40,6). La domanda nasce dalla constatazione delle nostre fragilità, oltre che del nostro peccato: «Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo» (Is 40,6). Certo, se guardiamo alle nostre forze, «veramente il popolo è come l’erba» (Is 40,7)! Questi anni di pandemia, il dramma della guerra, la crisi energetica ecologica ed economica, hanno messo a nudo le crepe delle organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a potenziali inquietanti scenari di complessa interpretazione. Ci hanno fatto toccare con mano la nostra debolezza e ci hanno messo di fronte all’incostanza nel rispondere alla Parola di speranza che Dio rivolge alla vita.

Dio è tenace

Ma Isaia ci invita a guardare oltre, per scorgere la saldezza di qualcosa di incrollabile: la sua Promessa. Se noi siamo come l’erba e come il fiore del campo, c’è una realtà che non viene mai meno: la Parola di Dio che rimane rivolta in eterno. Il profeta ammette che certamente l’uomo è come l’erba, «ma la parola del nostro Dio dura per sempre» (Is 40,8). Il Signore è sempre in attesa del nostro ritorno a Lui, per questo siamo chiamati a essere annunciatori di speranza. Consapevoli che Dio è tenace nel suo amore, possiamo annunciarlo con gioia agli uomini e alle donne del nostro tempo. Egli costantemente ci ripete: «Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo» (Is 43,4).

Apriamo gli occhi!

Dio agisce oltre noi, oltre le nostre comunità. Come operò nel sovrano pagano Ciro (Is 45,1), che divenne strumento di liberazione nelle mani del Signore. Dio è all’opera nell’estraneo e nello straniero. Dobbiamo quindi impegnarci insieme in un lavoro di ascolto e di discernimento per trovare il Signore là dove sta operando, al di là delle nostre attese e dei nostri progetti. Usciamo per incontrare il Signore, che si muove oltre i nostri ristretti confini! In questo modo potremo diventare gioiosi testimoni di speranza per tutti. Nello spazio pubblico siamo chiamati a farci fiduciosi annunciatori di possibilità, “rabdomanti” alla ricerca di nuovi sentieri, di nuove opportunità per gli uomini e le donne del nostro tempo. Siamo desiderosi di collaborare on le comunità ebraiche per generare gesti concreti di pace e di solidarietà. Esploratori alla ricerca di strade inedite, con lo sguardo attento a discernere il nuovo che emerge.

Cambiamo sguardo!

Ai fratelli e alle sorelle delle Comunità ebraiche in Italia esprimiamo una viva gratitudine per il cammino compiuto «sotto lo stesso giogo» (Sof 3,9) e rinnoviamo l’impegno a progredire nel dialogo, nella conoscenza e nella collaborazione.
Fondati sull’amore incrollabile dell’Eterno, siamo in grado di guardare con fiducia al tempo che ci sta davanti, indagando nuovi percorsi, creando sentieri per costruire insieme un futuro di speranza, portando il nostro servizio nella società e nelle città. In questo modo ci impegniamo a curare il nostro sguardo: da uno sguardo pauroso, sospettoso e stanco, a uno sguardo coraggioso, fiducioso, vitale, capace di vedere che Dio «non si affatica e non si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato» (Is 40,28-29).  Auspichiamo momenti di incontro, di studio, di preghiera e di comune testimonianza all’unico Dio.

LA COMMISSIONE EPISCOPALE

PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO