Pellegrinaggio diocesano

È stato all’insegna di un “ricominciare” il pellegrinaggio diocesano svoltosi il 10-11-12 aprile, subito dopo la domenica di Resurrezione. Tutto come “al solito”: partenza nel lunedì dell’angelo, una méta da raggiungere, tre giorni di percorso, tanti giovani e un gruppo di adulti a sostenere il viaggio. Appunto: tutto come sempre, ma questo 27° pellegrinaggio diocesano, ha avuto un sapore diverso, tutto nuovo. Dopo la pandemia e l’esperienza breve ma intensa dell’anno scorso con l’incontro dei giovani in piazza San Pietro con Papa Francesco, quest’anno si è riusciti a tornare al “solito” pellegrinaggio ma nuovo per tanti. Infatti molti giovani, tra i 190 pellegrini iscritti, affrontavano il loro primo “pelle”, guidati da un nuovo pastore che li ha condotti fino ad un luogo per lui “vecchio” e significativo ma che è stato una vera e propria novità. Assieme al Vescovo Luciano, i giovani di Città di Castello hanno raggiunto Ancona, per venerare la Madonna Regina di tutti i Santi che, dalla Cattedrale di San Ciriaco, protegge gli anconetani molto devoti all’immagine della Vergine. Lei che ha custodito anche i primi passi del nostro Vescovo quando il 30 settembre del 1995 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale proprio sotto il suo sguardo materno nella Cattedrale di Ancona. Così possiamo comprendere quelle parole: «Benvenuti a casa mia» pronunciate, con una voce rotta dall’emozione, dal Vescovo Luciano nella celebrazione Eucaristica a conclusione del pellegrinaggio, che hanno dato valore e preziosità a tutti i Km percorsi. Tutto come sempre ma anche tutto così nuovo. Così ci si stupisce difronte all’accoglienza calorosa e premurosa della comunità di Polverigi (prima tappa) che si è prodigata nella riuscita del pellegrinaggio attraverso “degli angeli” che hanno accompagnato per tutto il percorso i giovani pellegrini. Così ci si stupisce dell’accoglienza calorosa e premurosa della comunità di Camerano (seconda tappa) che hanno preparato una merenda sontuosa per tutti i ragazzi. Così ci si stupisce di chi, rinunciando alle proprie attività o impegni, sceglie di donare il proprio tempo alla riuscita di un pellegrinaggio che sì, può sembrare sempre lo stesso, ma che in realtà ognuno contribuisce a renderlo sempre nuovo.
Questo pellegrinaggio ha assunto così il sapore di “ripartenza” e non più di “conclusione” come lo è stato negli anni passati. Ripartire con coraggio nelle nostre comunità; ripartire con gioia da quei (anche se pochi) giovani che abbiamo attorno; ripartire con l’entusiasmo di chi porta una resurrezione nel cuore. Ripartire perché il pelle continua!
Sarebbero stati i trent’anni di pellegrinaggio se non ci fosse stato uno stop obbligato di tre anni. Si sa che chi cammina fa delle soste ma non si ferma troppo a lungo.
Ci voleva il tornare a camminare insieme, il tornare a guardarci in faccia, il sentire la presenza dell’altro a volte troppo appiccicata perché vorresti camminare più velocemente o più lentamente , ci voleva l’essere assetati,il sentire parole,i canti, i silenzi nelle salite e ce ne sono state tante… ci voleva il sentire ardere il nostro cuore di una forza che sembrava rinnovarsi ad ogni passo.
Non so se abbiamo fatto tutti i passi giusti in questo pellegrinaggio ma di sicuro so che si è aperta, ancora una volta, una strada per poter vivere e annunciare Cristo risorto.
Grazie a chiunque si è messo a servizio perché ha vissuto anni di belle occasioni piene dell’amore di Dio !
Si!! Il pellegrinaggio è un’occasione e non va sprecata !
Martina Alberi