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Il contemporaneo che guarda al sacro, sulle orme di Francesco. Prossimo appuntamento dell’iniziativa Pasqua tra Umbria e Toscana”

L’inaugurazione

Giovedì 28 marzo a Gubbio, presso il Museo diocesano alle ore 11.00 verrà inaugurata la mostra “Piccola collettiva d’arte sacra città di Gubbio. Il contemporaneo che guarda al sacro sulle orme di Francesco”. La mostra ha come tema centrale il rapporto tra gli artisti e la rappresentazione sacra, attraverso visioni, linguaggi ed interpretazioni.  L’esposizione presenta una selezione di diciassette artisti, diversi per formazione, età, sensibilità e spiritualità.

Una sede prestigiosa per la mostra

La mostra sarà ospitata nel suggestivo Palazzo dei Canonici, sede del Museo diocesano. Costruito nel XIII secolo e successivamente ampliato, il palazzo ospitava il Collegio dei Canonici.  Il percorso del museo consente al visitatore di ripercorrere l’origine e la storia dell’antica Diocesi eugubina. La mostra vuole esplorare le connessioni tra il contemporaneo e l’arte devozionale in un contesto particolare come quello delle celebrazioni legate a San Francesco in Umbria, esaminando come la spiritualità e la fede possano essere rappresentate e interpretate nell’arte contemporanea.

Gli artisti

Parteciperanno alla mostra, con le loro opere: Aurora Basile, Raffaella Calcagnini, Attilio Cartone, Franca D’Alfonso, Stefano Di Loreto, Raffaele Dragani Raf, Maria Teresa Eleuteri, Elisa Frigerio, Ornella Guglielmino, Silvia Lilli, Maria Margherita Martinelli, Pier Claudio Oddoni, Lucia Sanavio, Giovanni Teresi, Diego Valentinuzzi, Silvia Venuti e  Alberto Volpin.

Menzioni speciali

A tre degli artisti che parteciperanno all’esposizione verranno consegnate menzioni speciali, una per la tecnica, una per la tematica ed una alla carriera. La mostra sarà visibile al pubblico fino al 14  aprile, nei giorni e negli orari di apertura del Museo diocesano.

 

 

Turismo religioso e accoglienza, progetti e prospettive

Accoglienza, pellegrinaggi e turismo religioso sono stati gli argomenti toccati nella conferenza stampa che si è tenuta venerdì 23 febbraio alle ore 11 nella sala Santo Stefano del Palazzo Vescovile. Ne hanno parlato il vescovo di Città di Castello e Gubbio, Luciano Paolucci Bedini e Angelica Lombardo presidentessa dell’ Associazione “Le Rose di Gerico“.

I numeri dell’accoglienza

L’associazione, impegnata da anni nel settore del turismo religioso ha recentemente firmato con la Diocesi tifernate una convenzione che formalizza la collaborazione. I pellegrini dei Cammini francescani accolti nel 2023 dentro le mura della città sono stati 1.117, dei quali 258 provenienti da paesi stranieri (27 nazioni). Quelli che sono entrati nella chiesa di San Francesco per apporre il timbro e lasciare una firma, sono 2.065. La presentazione delle statistiche di accoglienza e ospitalità dei pellegrini sui cammini francescani nel territorio tifernate, è stata lo spunto per una riflessione più ampia che ha coinvolto istituzioni, associazioni e strutture ricettive. Il vescovo, commentando i dati dell’accoglienza, ha voluto sottolineare che “la presenza di due sante così importanti, santa Veronica Giuliani e santa Margherita produce spontaneamente un flusso di pellegrinaggi. Questo deve farci riflettere sulle necessità di questi gruppi e sui servizi che la città può offrire”.

800 anni dalle stimmate di San Francesco d’Assisi

Dall’incontro emerge con evidenza l’importanza di questo settore, che nei prossimi anni, segnati da cruciali appuntamenti per il turismo religioso, dovrà impegnarsi per offrire servizi, sostegno e supporto a tutti colore che vorranno vivere l’esperienza dei cammini e dei pellegrinaggi. Durante la conferenza è stato presentato il timbro del pellegrino e il materiale informativo (depliant e totem) realizzati per commemorare gli 800 anni dalle stimmate di san Francesco, che verranno messi a disposizione nella chiesa a lui dedicata. Angelica Lombardo spiega che “la stampa del materiale è stata fatta con l’intento di aiutare il pellegrino a conoscere la storia delle stimmate di san Francesco. L’obbiettivo è sempre quello di far sentire accolto il pellegrino, che tornerà in quei luoghi nei quali si è sentito a casa. Ed è questa la fondamentale differenza tra il turista e il pellegrino.”

 

Il depliant – 800 anni Stimmate san Francesco

Il timbro del Pellegrino 2024

Presentazione dei lavori di restauro nella Chiesa di San Domenico

Presentazione e prime fasi dell’intervento

Nella chiesa di San Domenico, a Città di Castello, sono iniziati i lavori di restauro di due affreschi, posti nella parete di sinistra, entrando dalla porta adiacente all’ex ospedale.Il primo raffigura “Madonna in trono con Gesù Bambino e Santi” che il Canonico Alessandro Certini nel libro “ Origini delle Chiese e dei Monasteri di Città di Castello” attribuisce al “Doceno” , ovvero Cristoforo Gherardi. Il secondo dipinto è strutturato come un trittico e nella parte centrale raffigura Santa Margherita d’Ungheria che riceve le stimmate. L’affresco è stato indicato come lavoro di scuola umbra, probabilmente eseguito entro il secondo decennio del XV secolo. Le restauratrici Rosanna Parigi e Silvia Martinelli mercoledì 28 febbraio, dalle ore 11 alle ore 12, saranno a disposizione per illustrare nel dettaglio come si svolgeranno le varie fasi.

La Soprintendenza autorizza i lavori

La Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria ha approvato il progetto redatto da Rossana Parigi, che nel 2023 aveva curato il restauro del dipinto posto in controfacciata a San Domenico:“ Madonna con Bambino”.  Dalla lettura del documento si evince un elevato degrado degli affreschi:  sono coperti da strati di polveri consistenti e depositi incoerenti, che ne rendono difficile una lettura precisa delle opere. Si percepiscono crepe, numerosi fori sparsi, percolazioni dall’alto di colore non idoneo (imbiancatura? acqua piovana?), abrasioni e cadute di colore.

Associazioni in sinergia

Il progetto di restauro, autorizzato e programmato con il Fondo Edifici di Culto (proprietario della Chiesa di San Domenico) concordato con la Diocesi di Città di Castello e la Parrocchia di Santa Maria Nova in San Domenico, è curato dall’ Associazione Chiese Storiche e reso possibile dalla fattiva collaborazione di alcune associazioni molto conosciute in città, quali: il Vespa club, il Centro Italiano Femminile (CIF) e il Circolo Culturale Luigi Angelini.

Programma della Quaresima e della Settimana santa

 

I prossimi giorni potranno essere un’occasione di preghiera profonda, di tempo dedicato alla meditazione delle Sacre Scritture, di gesti di amore gratuito. Tempo condiviso di ascolto e di
preghiera con i fratelli e le sorelle delle nostre comunità. Le occasioni e le proposte non mancano. I nostri cuori hanno bisogno di nutrimento buono, che ci faccia crescere nella  orresponsabilità per la costruzione del regno di Dio. La storia non sa che farsene di cristiani (e di comunità ecclesiali) stanchi e rassegnati, passivi e invisibili, comodamente seduti sulle abitudini e indifferenti alla realtà in cui siamo immersi. Ma sappiamo bene che solo lo Spirito di Gesù risorto può svegliarci e rianimarci da questo torpore indolente. Ecco perché abbiamo ancora bisogno del cammino della quaresima e della riscoperta della novità assoluta della Pasqua. Mi auguro che questi giorni di Diocesi di Città di Castello deserto spirituale, confortati dalla presenza amorevole di Dio, ci aiutino a ritrovare la gioia di essere discepoli del Vangelo e la gratitudine per essere parte di un così grande progetto di salvezza. Sarebbe un frutto molto bello se nelle nostre comunità, nei gruppi e nei movimenti, nelle comunità religiose e nelle piccole fraternità, nelle famiglie e tra le sorelle e i fratelli di fede, nascesse in questi giorni il desiderio di incontrarsi per pensare e progettare piccoli passi e scelte concrete ispirate al Vangelo. La prossima primavera troverebbe il terreno del giardino del Signore già pronto a germogliare e a riempire le nostre giornate di colori nuovi e nuovi profumi.

Don Luciano, vescovo

Un logo per santa Margherita, protettrice dei disabili

La Diocesi di Città di Castello ha presentato il bando per la realizzazione di un logo che costituirà il segno di riconoscimento ufficiale della figura di Santa Margherita di Città di Castello. L’iniziativa è rivolta alle persone fisiche, sia singole che associate e agli istituti scolastici di ogni ordine e grado.

Come partecipare

Gli elaborati grafici dovranno pervenire agli uffici diocesani entro il 31 maggio. Il logo dovrà evocare in modo simbolico-artistico la figura della Santa. Elementi imprescindibili da inserire nel logo sono: il cuore della Santa con le tre pietre e la sua cecità. Facoltativi, invece, sono i simboli della Sacra famiglia a cui era devota e l’abito delle “mantellate” domenicane. Il bando e le modalità di partecipazione sono disponibili alla pagina: http://www.cittadicastello.chiesacattolica.it/santa-margherita-di-citta-di-castello/.

I progetti della diocesi per santa Margherita

Il concorso fa parte di un più ampio progetto diocesano per far conoscere la figura della Santa. In programma, la realizzazione di materiale divulgativo dedicato ai numerosi pellegrini che si recano in preghiera presso il corpo della santa, conservato nella chiesa di san Domenico e la realizzazione di un sito, completamente dedicato a questa figura conosciuta ed amata in tutto il mondo, che raccoglierà informazioni e materiale sulla sua storia e sulla sua straordinaria vita spirituale.

Santa Margherita, patrona dei disabili

Il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha inoltre comunicato di aver proposto, al Comitato organizzativo del Giubileo 2025 presieduto dall’arcivescovo Rino Fisichella, santa Margherita come patrona dei disabili. “La storia della Santa – spiega il Vescovo – si completa qui a Città di Castello con una intensità spirituale molto alta e dentro a una vicenda particolarmente importante per tutte le vicissitudini che ha dovuto incontrare e oggi per noi diventa l’occasione di pensare a una figura di santità e di spiritualità che possa essere di riferimento soprattutto per le persone con disabilità”.

 

Il potere delle immagini, il museo diocesano invita a riflettere

Stereotipi di genere nell’arte sacra

Il Museo diocesano, dopo il progetto “Oltre i confini” realizzato nel periodo natalizio, propone una riflessione sugli stereotipi di genere e sulla rappresentazione del sé nel mondo virtuale. Sabato 16 marzo alle ore 15 nel bellissimo salone gotico, Sara Borsi condurrà l’incontro dal titolo “Stereotipi di genere nell’arte sacra: viaggio breve tra le opere del Museo del Duomo e della Cattedrale”.

La rappresentazione di sé nel mondo virtuale

A seguire, alle ore 15.30, la cooperativa Pepita, che vanta un’esperienza ventennale nel settore educativo, guiderà il laboratorio per bambini, ragazzi, giovani adulti e adulti che avrà come tema centrale la rappresentazione di sé nel mondo virtuale, nel rispetto della propria immagine e del proprio corpo. Per i più piccoli, durante tutta la durata dell’evento, ci saranno accoglienza e laboratori creativi a cura di Camilla Burgassi e Claudia Ripi. Inoltre, bookcorner con Federica Galvani e Annalisa Pierini, la collaborazione della Libreria Paci La Tifernate e della Biblioteca Comunale Carducci. Per partecipare al laboratorio è necessaria la prenotazione: Whatsapp 3471155236 – mail beniculturali@diocesidicastello. it . Alla conclusione del pomeriggio, dolce sorpresa con l’oratorio “Don Bosco”.

Giorno del Ricordo delle Foibe: il dolore e la speranza

Una tragedia a lungo dimenticata. Che abbiamo il dovere di ricordare, con obiettività, per preservare la verità storica del nostro passato. Un dramma che costò la vita a tanti innocenti e causò l’esilio di tanti italiani, persone e famiglie intere, che furono costretti a fuggire dalle loro terre e dalle proprie case”.

La commemorazione

Ogni anno, a partire dal 2004 per decisione del Parlamento, l’Italia celebra il 10 febbraio il Giorno del ricordo, dedicato alla commemorazione di quasi 300 mila profughi giuliani, dalmati e fiumani costretti a lasciare le loro case dopo il 1945, tra i 5 e 12 mila morti, gettati vivi nelle foibe, le cavità del terreno sul Carso, o fucilati. Sono i terribili numeri dell’eccidio compiuto dai miliziani del regime jugoslavo di Tito sulla popolazione italiana della Venezia Giulia, Istria, Quarnaro e Dalmazia, costretta in grande maggioranza all’esodo. Si tratta di una complessa e dolorosa vicenda della storia italiana del Novecento a lungo trascurata che permette di non dimenticare tutte le cosiddette “pulizie etniche” e di ribadire il valore della pace.

La storia

L’orrore del Novecento, provocato da una pianificata volontà di epurazione su base etnica e nazionalistica e coperto da una ingiustificabile cortina di silenzio ebbe iniziò nel 1943, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre. In Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti e la loro italianizzazione forzata, vennero considerati nemici del popolo, e insieme agli italiani non comunisti, torturati e gettati nelle foibe, e così fu in seguito, durante tutto il tentativo di riconquista del territorio italiano fino a Trieste. Il risultato è che tra il maggio e il giugno del  1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra, altri furono uccisi o deportati nei campi sloveni e croati. Si moriva con estrema crudeltà: nelle foibe i condannati venivano legati tra loro con un fil di ferro stretto ai polsi e fucilati in modo che si trascinassero nelle cavità gli uni con gli altri.

Le parole di Sergio Mattarella

Il silenzio, le sacche di “deprecabile negazionismo militante” o il riduzionismo, sono gli ostacoli contro cui ancora si combatte per questa “sciagura nazionale”: lo scrive il capo dello Stato italiano Sergio Mattarella in occasione dell’odierna Giornata, aggiungendo però che il vero avversario da battere, “più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata  conoscenza della storia e dei suoi eventi”. Il capo dello Stato sottolinea anche che angosce e sofferenze sono un monito perenne “contro le ideologie e i regimi totalitari che negano i diritti fondamentali della persona “e rafforzano ciascuno nei propositi di difesa e promozione di pace e giustizia”.

Il monito di Monsignor Giampaolo Crepaldi

Monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, ci ricorda di non dimenticare che “se si costruisce un mondo su odio e violenza non si va da nessuna parte”. I valori della verità, giustizia e libertà sono quelli portanti e certe ideologie – afferma- hanno un effetto distruttivo sulle coscienze e sulla convivenza umana. Ma è anche vero che esistono oggi volontà e iniziative volte a ricostruire gli strappi e a risanare il tessuto sociale di quelle terre. Ruota intorno alle parole “riconciliazione” e “purificazione della memoria”, l’attività della Chiesa di quegli anni e di oggi, al confine nord orientale ell’Italia.”Dobbiamo concordemente continuare ad evangelizzare la riconciliazione e aprire, a partire da questo grande valore cristiano, na stagione di speranza e di futuro.

Beato Lojze Grozde e Don Miroslav Bulesic

La Chiesa giocò un ruolo di pacificazione e riconciliazione e pagò anche un tributo molto alto e non solo la diocesi di Trieste, ma anche diocesi croate e diocesi slovene. Voglio qui ricordare soprattutto tre figure di martiri che sono poi stati beatificati. Il primo beato che vorrei ricordare è Lojze Grozde, sloveno, poi Don Miroslav Bulesic, croato e il prete triestino don Francesco Bonifacio. Con la loro testimonianza di fede, una fede viva e vissuta, bonificarono, secondo me, gli orrori commessi in queste terre sotto la spinta di un’ideologia che, devo dire, prometteva il Paradiso e partorì l’Inferno. Questo mi sembra la sintesi di ciò che è stato, deve essere e deve continuare ad essere, il ruolo della Chiesa, un ruolo di riconciliazione, di purificazione della memoria e di evangelizzazione di quei valori portanti, che permettono la convivenza sana di popoli diversi”.

Futuro intelligente: sfide e visioni dell’intelligenza artificiale

Venerdì 9 febbraio ore 21.00  presso il  Circolo Acli di Piosina si terrà  l’incontro dal titolo:

“Futuro intelligente: sfide e visioni dell’intelligenza artificiale”

Interverranno:

Prof. Francesco Calemi – Docente Università di Perugia

“AI ed epistemologia del deepfake”

Don Moreno Migliorati

” Dalle basi all’etica: sfide visioni dell’intelligenza artificiale alla luce dell’ultimo documento papale”

Dottor Ettore Marini

Medicina e intelligenza artificiale

XXXII Giornata mondiale del malato

In occasione della XXXII Giornata mondiale del malato, venerdì 9 febbraio alle ore 18, il Vescovo Luciano Paolucci Bedini,  celebrerà la Santa Messa  per operatori sanitari e malati  della  presso la Cappella dell’ospedale.

Chi desidera avere il materiale sulla Giornata Mondiale del Malato,
lo può ritirare alla Libreria Sacro Cuore.

Festa diocesana degli oratori: “Con don Bosco per le vie…della Pace”

Il valore della Pace

Il 9 febbraio, a pochi giorni dalla memoria di san Giovanni Bosco, sarà un momento speciale per celebrare tutti insieme gli oratori diocesani. Quest’anno, la “Festa degli oratori” porta il titolo emblematico “Con Don Bosco per le vie… della Pace” e nasce dall’idea di disseminare per le vie del centro storico di Città di Castello “semi di pace”. L’intento è quello di far riflettere giovani e adulti sull’importanza del valore della pace, in un momento storico che vede nazioni vicine a noi, private di questo fondamentale bene. I bambini, accompagnati dai propri animatori, sono chiamati a visitare alcuni luoghi simbolo della città e, attraverso delle attività ludiche, promuovere un messaggio di pace.

Il programma

La giornata inizierà alle ore 15 presso il parco delle Tabacchine (di fronte all’ingresso della Pinacoteca comunale) per poi diramarsi per le vie e i vicoli del centro storico in una specie di orienteering .Il Comune di Città di Castello accoglierà i giovani presso l’atrio del Palazzo comunale, in piazza Gabriotti, dove il Lions Club Città di Castello Host offrirà a tutti una merenda. Il pomeriggio terminerà presso la Cattedrale dei santi Florido e Amanzio, dove il vescovo Luciano incontrerà i bambini che hanno partecipato all’iniziativa.

L’importanza degli oratori

Questa festa è dedicata ai più giovani e a tutti coloro che si impegnano, sacerdoti, animatori, educatori e catechisti, contribuendo a fare degli oratori una realtà importante, non solo dal punto di vista pastorale, ma anche sociale: un’esperienza che invita all’incontro con l’altro, arricchito dai valori dell’amicizia, vissuto con gioia, sperimentando la condivisione, la fraternità, nel rispetto e nell’inclusione. Sono molte le parrocchie tifernati, dal centro alla periferia, che offrono la possibilità di vivere l’esperienza dell’oratorio, che accolgono bambini e ragazzi affidati all’animazione degli adolescenti che, opportunamente formati, insegnano e allo stesso tempo imparano, l’importanza del prendersi cura dell’altro.