Solennità dei Santi Patroni Florido e Amanzio – Omelia di Mons. Luciano Paolucci Bedini

“Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.” Queste parole del Vangelo di Giovanni ci accolgono stasera dentro la celebrazione solenne dei nostri Santi Patroni Florido e Amanzio. La cura di Dio nei confronti di noi suoi figli accade ogni giorno attraverso l’umile e fedele servizio di Colui che è stato mandato per essere il nostro Salvatore. L’unigenito Figlio amato del Padre, Gesù Cristo, il Signore risorto, è il nostro buon pastore. E questo mistero, accolto e compreso, per opera dello Spirito Santo, fa scaturire dal nostro cuore di credenti la preghiera del salmo che abbiamo condiviso. “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.” Nulla il Signore ci fa mancare nei giorni della storia che viviamo. Nulla manca di ciò che ci aiuta a vivere con fiducia e speranza anche i tempi faticosi che andiamo attraversando. E tra ciò che non può mancare, e davvero non manca, il Signore ci dona abbondante l’esempio della santità di questi nostri fratelli che si sono fidati del Vangelo e hanno dato la loro vita per la Chiesa che Dio ha radicato in questa terra benedetta. Carissimi, a tutti voi che siete il gregge amato e custodito dal Signore, rivolgo il mio più caro saluto e confido la mia gioia, e anche la mia emozione, nel celebrare con voi per la prima volta questa santa ricorrenza dei Patroni Florido e Amanzio. Un grato e cordiale saluto rivolgo anche a tutte le autorità politiche, civili e militari che hanno voluto essere presenti in questa solenne occasione che unisce le comunità ecclesiali e quelle sociali dell’intero territorio della Diocesi Tifernate. Un deferente saluto al Sindaco di Città di Castello Luca Secondi, e in lui a tutti gli altri Sindaci e rappresentanti delle amministrazioni comunali locali. Uno speciale ringraziamento alla comunità del Comune di Umbertide che, per mano del suo Sindaco Luca Carizia, ha quest’anno offerto l’olio che alimenta la lampada che splende ogni giorno davanti ai nostri Santi Patroni in questa suggestiva Chiesa Cattedrale. Nella prima lettura il profeta Ezechiele ci apriva il cuore di Dio. “Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.” Fanno riflettere le parole della scrittura che descrivono l’opera di Dio per noi e il suo desiderio di proteggere la nostra vita perché sia buona e bella. E stupisce, fino alla commozione, la premura con cui il Signore ha realizzato continuamente questa sua volontà suscitando in mezzo al suo popolo apostoli e pastori secondo il suo cuore. Secoli dopo secoli. Epoca dopo epoca. Di generazione in generazione, come ama dire la Parola di Dio. Ogni vescovo, e ogni sacerdote, sono chiamati nella loro umana debolezza a mettere tutta la loro vita al servizio della Chiesa, di quel popolo che Dio ama sopra ogni cosa, e tutto questo solo per amore, anzi solo grazie all’amore che essi stessi ricevono da Dio. E di questa divina fedeltà paterna Florido e Amanzio sono una pagina luminosa. Una storia autentica e verace che ci fa bene continuare ad ascoltare e raccontare. Oggi abbiamo un terribile bisogno di sentire storie che restituiscano dignità e bellezza alla vicenda umana. Sentire e vedere esempi di donne e uomini, sorelle e fratelli, che di fronte alle loro responsabilità di adulti hanno fatto un passo avanti e non molti indietro. Ricevere notizie di bene e di giustizia che abbiano come protagonisti noi, nella semplicità del quotidiano, in qualità di genitori e figli, di amministratori e cittadini, di studenti e lavoratori, di credenti e pastori, di fratelli di tutti. Queste storie non mancano, anche in mezzo a noi e vicino. Alcune sono antiche, altre recenti, altre ancora stanno sbocciando ora. Di una di queste proprio oggi ricorre il 33esimo anniversario, sto parlando della comunità terapeutica del CEIS, e mi fa piacere poterlo ricordare con gratitudine e incoraggiamento in questo contesto. Dice san Pietro ai futuri pastori: “pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge.” Leggendo e approfondendo la storia e la vita dei nostri due Santi mi colpiscono alcune peculiarità che, pur comuni alle narrazioni agiografiche, risplendono per l’intensità legata all’originalità della persona e per lo stretto legame con il contesto storico e territoriale. Una di queste è raccontata dall’episodio del loro ritorno in questa Città dopo la sua distruzione ad opera dei Goti. Due amici preti cosa potevano fare? Chi avrebbe chiesto loro conto della situazione e responsabilità nel da farsi? Eppure dal loro animo scaturisce la forza per incitare tutti gli altri alla speranza. Il loro sguardo, capace di un oltre pieno di fiducia e novità, condiziona e coinvolge il desiderio di molti. Che abbiano ricostruito in parte o in toto la Cattedrale e la Città poco importa. Il proseguo della storia dice che i cittadini e i fedeli della futura Città di Castello ardenti di tanto zelo chiedono con forza che Florido diventi il loro nuovo vescovo, e Amanzio con lui continui a servirli. Avevano bisogno di un nuovo pastore che li guidasse e non hanno avuto dubbi nel pensare a coloro che in nome di Dio di loro si erano presi cura. In alcune immagini del vescovo Florido egli, vestito degli abiti pontificali, regge in mano il modellino di Città di Castello. È un’immagine comune a tanti pastori che, in certe epoche antiche, hanno rappresentato un riferimento autorevole, non solo per le questioni spirituali o ecclesiastiche, ma anche per le vicende civili della comunità che ero loro affidata. La storia ricorda ciascuno dei due come Defensor civitatis e questo titolo, lungi dal significare una ingerenza indebita nel campo temporale, indicava invece l’attenzione sincera e concreta del pastore verso tutte quelle questioni che accomunano i cittadini di un determinato territorio. Molte volte la loro parola o i loro interventi hanno aiutato a dirimere controversie accese o a sciogliere tensioni pericolose. Così quella piccola città tra le mani sicure di quell’uomo di Dio mi fa pensare al rapporto che come Chiesa siamo chiamati ad avere con le nostre città, perché anche la città e le sue istituzioni sentano la comunità ecclesiale interessata e coinvolta nella responsabilità per il bene comune, e solidale nell’affrontare le questioni che toccano la vita di tutti. Florido e Amanzio hanno amato questa terra e questa Città. Oggi la Chiesa diocesana tifernate non può escludersi dal sentirsi parte attiva della vita di questo territorio. Occorre un sussulto di fede e di speranza per tornare a voler conoscere con verità le reali situazioni in cui ci troviamo, le difficoltà che ci pesano, i pericoli che stiamo correndo, e le cause che generano tutto ciò. Ma è necessario da parte nostra soprattutto uno sguardo di amorevole vicinanza alla vita di coloro che abitano con noi queste antiche mura, perché nessuno si senta abbandonato o escluso, e perché ciò che manca sia soccorso prima di tutto con un atteggiamento di condivisione, senza attendere che altri se ne accorgano e se ne facciano carico. Il brano della lettera di san Pietro termina con una promessa: “E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.” Questa promessa si è realizzata per grazia di Dio anche per i nostri Santi Florido e Amanzio, e noi ne siamo testimoni grati e orgogliosi. Essi hanno ricevuto la corona di gloria che non appassisce dal supremo buon pastore, ed essa risplende per loro, ma anche per noi. Il riflesso della loro vita santa continua ad essere custodito dalla fede e dalla devozione di questa Chiesa e di questo popolo. Celebriamo solennemente il canto di lode della gratitudine della Chiesa per l’esempio di questi nostri fratelli, mentre supplichiamo il Signore che ci conceda, per l’intercessione dei Santi Patroni Florido e Amanzio, di continuare ad essere, in questa sua amata Città e Diocesi, suoi servitori fedeli gli uni per gli altri. Amen.